assunzioni scuola 2020

Assunzioni scuola 2020: mancano all’appello 65 mila docenti

Poche assunzioni scuola 2020. Il motivo? Il vincolo per i futuri insegnanti di dover rimanere nello stesso Istituto per i prossimi cinque anni.

Assunzioni scuola 2020: una promessa non mantenuta

Promessa quindi non mantenuta quella fatta dal Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina che a inizio estate aveva imposto 85 mila nuove assunzioni di ruolo nelle scuole italiane. Un fallimento che rivela alla base un problema secondo l’Anief: la carenza di personale disposto a spostarsi di Regione in regione.

I docenti di ruolo assunti devono rimanere nello stesso Istituto designato per un periodo abbastanza lungo. Per il presidente Anief si tratta di «Un vincolo assurdo responsabile attualmente di 85 mila posti vacanti. È un vincolo introdotto dall’attuale governo e che è alla base del clamoroso flop di immissioni in ruolo: i docenti hanno preferito restare precari nella loro provincia anziché diventare di ruolo al nord, lontano da mariti, mogli e figli e con uno stipendio che permetterebbe solo di sopravvivere a centinaia di chilometri, per 5 lunghi anni.

Alla base di questa delicata situazione, c’è sicuramente la poca lungimiranza da parte del ministero che non ha tenuto conto delle graduatorie esaurite e non ha previsto un allargamento del numero dei richiedenti. Un problema che però non è nuovo nel mondo della scuola, ma che anzi si ripete di anno in anno, a prescindere dal problema covid 19.

Assunzione scuola 2020: anche il settore del sostegno è in crisi

In crisi anche al settore dell’insegnamento di sostegno. Su 1.453 cattedre vacanti nelle assunzioni scuola 2020 ne sono state assegnate 1.657. Numeri che però non si discostano molto dai dati degli scorsi anni.

La Cisl conferma a ilfattoquotidiano.it che i supplenti erano 187mila mentre l’anno prima ancora 155 mila.

Ogni anno quindi, si ripete sempre lo stesso problema, mai risolto: pochi docenti in classe all’avvio dell’anno scolastico. Sopratutto per quanto riguarda i docenti professionisti e per le materie tecnico scientifiche.

Il risultato? Ad ogni anno si fa ricorso alle deroghe ovvero docenti di posto comune che non hanno la specializzazione e occupano cattedre di sostegno. Un problema già riscontrato, ad esempio nel 2015, nel primo anno del periodo della “Buona scuola” del governo Renzi dove i docenti in cattedra all’epoca erano la metà dei posti creati con la riforma.

Una situazione che si protrae da anni e che si accompagna ai tagli effettuati nel corso dell’ultimo decennio.