Scuole aperte e centri estivi in partenza in Piemonte. Il sindaco Tirmani procede con la sperimentazione in contrasto con le direttive del governo.
Scuole aperte sottoforma di centri estivi per 36 bambini dei comuni di Borgosesia, Varallo Sesia e Quarone in provincia di Vercell. Il sindaco Tiramani infatti, in netta opposizione rispetto alle norme emanate dal governo ha deciso di continuare con la sperimentazione ipotizzata nei giorni scorsi. La formula utilizzata per i centri estivi è quella del tempo pieno. Una decisione forte che nasce dal desiderio da parte del sindaco leghista di aiutare le famiglie durante la Fase 2. Aiutare le famiglie piemontesi con il rientro al lavoro di molte mamme e papà.
Vale la pena specificare che non si tratta di un vero e proprio ritorno in classe ma per lo più di una sperimentazione voluta proprio dal sindaco e sostenuta dalla Regione Piemonte.
Questa mattina infatti durante l’ingresso a scuola, i bambini non sono stati accolti dalle maestre ma bensì da degli educatori del pre e post scuola. Di cinque plessi ne sono stati aperti solo uno da 25 classi. La modalità scelta appunto è quella dei centri estivi per un totale 10 ore: dalle 8:00 alle 18:00.
I bambini coinvolti non partecipano a una vera e propria didattica ma si tratta di più una sperimentazione di una formula assistenziale con profili educativi che si protrae nell’arco di tutta la giornata.
“Se avessimo elementi incoraggianti per i bambini, potremmo valutare l’apertura delle scuole” ha affermato Giorgia Meloni, presidente di “Fratelli d’Italia” durante la trasmissione a “Che Tempo che Fa” su Rai 2.
Adottati rigidi protocolli sanitari
Va da sé che la sperimentazione non riguarda soltanto la formula didattica adottata. Riguarda sopratutto l’adozione di rigidissimi protocolli sanitari che prevedono test sierologici per tutti gli 8 operatori coinvolti, pulizia e sanificazione quotidiana di tutti i locali comunali messi a disposizione. E ancora pasti forniti dalla mensa in confezione monoporzione e tutti sigillati con il divieto assoluto di portare alimenti da casa, la possibilità di andare in bagno soltanto una alla volta. Infine entrata e uscita da scuola a scaglioni e con orari diversi, misurazione frequente della temperatura corporea dei bambini,
Un modello che se risultasse vincente potrebbe essere replicato in futuro per l’apertura delle scuole.
Le classi coinvolte infatti sono molto più piccole: si parla di 1 tutor ogni 4 bambini, contrariamente da quanto stabilito dal governo (1 tutor ogni 6-7). La motivazione è ovviamente quella di favorire il distanziamento e rispettare tutte le norme igieniche.
Il costo per queste attività è di 10 euro al giorno a bambino a cui si aggiungono i 5 euro della mensa.
Sindacati e Ministero contrari alla sperimentazione
Il ministro Azzolina tuttavia tramite una lettera inviata al sindaco ha bloccato la sperimentazione dei centri estivi. Il ministro ha infatti vietato l’uso degli edifici scolastici messi a disposizione dal Ministero.
Un divieto che però non ha fermato il sindaco Tiramani. “Crediamo in questo progetto e useremo locali comunali perché vogliamo dare una risposta ai cittadini. Se il governo vuole impugnare la nostra delibera deve dare una risposta a chi non sa come poter gestire i propri figli” queste sono state le sue parole.
Scettici anche i sindacati “La sperimentazione che sta per prendere il via in tre comuni del vercellese “– ha detto Marco Giordano, presidente regionale Anief Piemonte. Può andare bene per rispondere nell’immediato alle esigenze delle famiglie, ma la scuola non è un baby parking. Non basta organizzare un servizio di vigilanza sui minori per dire che le scuole sono aperte. La scuola è un luogo di socializzazione, di didattica e di vita, complesso da gestire, in cui gli alunni e i loro insegnanti vanno messi in condizione non solo di passare in sicurezza il tempo mentre mamma e papà lavorano, ma letteralmente di costruire il futuro“. “ Non si riduca la scuola a mero luogo assistenziale”.
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